Lo chiamano "Voice Orchestra" e, da quanto ascoltato ieri sera (sabato 18 settembre), l'impressione è proprio quella. Uno stregone della voce con un set di diavolerie elettroniche che non "aiutano" - come si potrebbe maliziosamente pensare - ma completano, trasformano e ammaliano. Assistere ad un concerto di Boris Savoldelli è uno spettacolo nello spettacolo. C'è la musica e la duttilità vocale del performer, però non manca nemmeno una sana dose di intelligente intrattenimento assai autoironico, demistificante e demistificatorio. La musica è il collante di uno show costruito su una playlist che spazia da alcune cover pop (Pride degli U2, An Englishman in New York di Sting in medley con Grazie dei fior di Nilla Pizza!), rock (Foxy Lady di Hendrix e l'ipnotica Tomorrow Never Knows dei Beatles), jazz (Nature Boy) e progressive (Gioia e rivoluzione degli Area) per raggiungere momenti di creatività individuale irripetibili in quanto "happening". Una soffice brezza d'avanguardia contemporanea in riva alla popular music...Succeda quel che succeda: appena Boris apre il microfono, la rappresentazione di accende. E così anche un pubblico felicemente sconvolto e divertito da un concerto diverso, imprevedibile e, soprattutto, generoso. Grazie Boris.
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