domenica 28 novembre 2010

Parliamo di plagio...

Riceviamo da Innocenzo Alfano. "Cari amici più o meno rockofili, sicuramente molti di voi (credo tutti) conosceranno Child In Time dei Deep Purple, un brano pubblicato per la prima volta, dal leggendario gruppo inglese specializzato in hard rock, nel 1970. Bene, sappiate che il tema strumentale di quel pezzo non è farina del sacco dei Deep Purple. Il quintetto guidato da Ritchie Blackmore e Jon Lord copiò infatti – spudoratamente – la composizione di una band californiana chiamata It’s A Beautiful Day, purtroppo senza mai confessare la “indebita appropriazione” (nei cosiddetti credits il brano risulta difatti ancora oggi accreditato a Blackmore / Gillan / Glover / Lord / Paice, cioè ai Deep Purple). Tutto qui? No di certo, perché anche gli It’s A Beautiful Day si erano a loro volta allegramente “ispirati” ad uno che, assai prima di loro, aveva ideato e già inciso una musica identica. Insomma, nel rock si ruba alla grande, e nessuno ne sembra scandalizzato.
Ho raccontato (brevemente) questa storia in un articolo uscito sul periodico calabrese APOLLINEA, “Rivista bimestrale di arte, cultura, ambiente, turismo e attualità del territorio del Parco Nazionale del Pollino, Anno XIV – n. 6 – novembre-dicembre 2010, p. 32”. Per la verità ho provato a raccontarla, prima che su Apollinea, su qualche rivista musicale di pop/rock, proponendo loro il mio articolo, ma ormai ho capito che le riviste musicali (pop/rock) sono interessate solo alle agiografie e a poco altro, perché il rock, da quando esiste, può essere (così pare) solo celebrato; tutto ciò che disturba questa sorta di “festa permanente” dà, in un certo senso, fastidio.". E noi pubblichiamo con vero piacere. Ragazzi, sotto con i commenti.

3 commenti:

J.J. JOHN ha detto...

Mi pare che i Deep si fossero anche "ispirati" a "We ain't got nothing yet" dei Blues Magoos (1966) per la loro "Black Knight"(1969). Se ci fate caso il riff è identico.

Comunque, sta di fatto che le note sono 12 (almeno dopo Bach)e qualche assonanza è sempre possibile.
A mio avviso però occorre fare una netta distinzione tra un plagio "incidentale" che ad esempio nel blues è praticamente inevitabile, e uno potenzialmente "premeditato" quali furono sicuramente "Chid in time" da "Bombay Calling", "Pergherò" da "Stand by me" e probabilmente "Diavolo in me" di Zucchero che sembra ripresa pari pari da "Hig time we went" di Joe Cocker.

innocenzo alfano ha detto...

Salve, il senso del mio articolo era quello di sottolineare, attraverso un paio di esempi (che potrebbero però essere centinaia), come nel rock furbizia e disonestà siano fenomeni normali e soprattutto accettati, anche, purtroppo, dai semplici appassionati / ascoltatori / acquirenti di dischi. Il povero Vince Wallace, l’autore di Bombay Calling, è stato fatto a pezzi, direi violentato artisticamente, da un meccanismo perverso nel quale ognuno - case discografiche e musicisti in primis - fa quel che gli pare in vista di un obiettivo non propriamente nobile: fare soldi. Per fortuna, e ad ogni modo, esistono anche i musicisti rock onesti. Saluti a tutti, e buone feste!

Innocenzo Alfano

Anonimo ha detto...

anche nel progressive si "scopiazzava".. sentite heaven dei Gracious ed un re senza reame dei panna fredda..oppure laughin' tackle dei quatermass e la paura sempre dei panna fredda..

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...