martedì 13 aprile 2010

Ma esiste veramente l'album solista?

Riceviamo un prezioso contributo del musicologo - nonché nostro collaboratore e amico - Innocenzo Alfano: "L'articolo riguarda il problema dei cosiddetti album solisti, che secondo me, in generale, non esistono (una versione più ampia del testo in oggetto era uscita su "Contrappunti"). Trovi l'articolo - versione pdf - in allegato. I riferimenti bibliografici sono questi: "Apollinea", Rivista bimestrale del territorio del Parco Nazionale del Pollino, Anno XIV – n. 2 – marzo-aprile 2010, pag. 31.". Per visionare l'articolo, cliccando sull'immagine che lo riproduce qui a sinistra.

2 commenti:

REDD LAND ha detto...

A chi legge:
Malgrado la chiara erudizione di questa persona che scrive, Innocenzo Alfano, veramente mi sembra un'analisi del tutto superficiale ed inutile, perché se si volesse dare un senso assoluto alle parole, chiaramente arriveremo addiritura a (ri)scoprire la rotondezza del cerchio...
....eppure, concentrato sul concetto del "tutto fai da te", l'autore del testo non ha considerato un'altra possibillitá dietro la realizazzione di un album solista:
Quella di un progetto impulsato da una singola persona avvalendosi dell'aiuto di specialisti su ogni area della creazione. Specialisti che comunque faranno la loro parte sulle istruzioni precise date da chi comanda il progetto.
Ed é questo secondo me, il vero concetto generalizzato attorno dell'album solista. Che molti siano in pratica un esercizio di vanitá, superflui ed al di sotto delle vere pòssibilitá creative del solista, é un'altro conto.
Chiedo scusa al signor Alfano per questa precisazione fatta da me, ma non l'ho fatta con intenzioni di vanificare la sua ricerca, nonché di manifestare il mio disenso...forse sarebbe stato il caso di intitolare il saggio come uno studio sulle ragioni che prima o poi possono motivare la registrazione e publicazione di album solisti.
Cordialmente

ESTEBAN CERIONI
(Bassista e cantante della band argentina REDD)

innocenzo alfano ha detto...

Devo dire che il punto di vista dell'amico argentino aiuta molto la discussione e la fa crescere qualitativamente, e questo è senz’altro positivo, anche perché nel rock la regola è, purtroppo, una certa superficialità (a volte compiaciuta) nel metodo di analisi dei fenomeni sonori. Aggiungo però che non sono d'accordo con lui sul problema dell'impulso e delle istruzioni, e gli/mi domando due cose:

1. Siamo sicuri che basti un impulso per dire che uno ha composto un certo brano o addirittura un intero album, a prescindere dalla musica con la quale il brano e/o l'album vengono rivestiti?

2. Siamo sicuri che i cosiddetti specialisti seguiranno esattamente le istruzioni (quanto precise?) dell'intestatario del singolo brano o dell'intero album, senza aggiungervi niente e senza modificare alcunché? Il grande Quincy Jones, come si sa, ha arrangiato molti brani di successo di Michael Jackson: lo ha per caso fatto seguendo “esattamente” le istruzioni di Michael Jackson oppure si è avvalso, oltre alle inevitabili indicazioni di Jackson, anche delle proprie vaste conoscenze musicali?

Si tratta di temi che, come si capirà, hanno a che fare con la composizione tout court, sebbene di un tipo di composizione particolare e cioè in generale non scritta su di un pentagramma, come è appunto quella, tipica, della musica pop/rock. E proprio della composizione mi sono occupato nel mio articolo contenuto nel numero di maggio-giugno della rivista Apollinea, che uscirà nei prossimi giorni e che naturalmente girerò subito agli amici del CSPI per la diffusione in rete attraverso il loro blog. In ogni caso – alcuni lo sanno – sullo stesso argomento ho già svolto delle riflessioni (più lunghe) all'interno di Effetto Pop.

Un saluto a Esteban e all'Argentina

Innocenzo Alfano

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